La Vittoria di ogni giorno (il bricolage)

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Sicuramente una delle mie caratteristiche è l’impulsività.

Odio riflettere sulle cose, mi baso sempre e solo sull’istinto. Le mie scelte dipendono da uno sguardo, i miei giudizi su una persona da come mi stringe la mano. Odio perdere tempo e voglio sempre tutto e subito, dopo qualche minuto, se non ottengo l’attenzione di qualcuno o anche un oggetto desiderato, le stesse cose già non mi interessano più.Questo insopportabile modo di essere, mi ha permesso negli anni di specializzarmi in una moltitudine di materie solo al fine di sopperire ad esigenze che se pur momentanee sembravano, per qualche istante, rivestire un’importanza determinante.

Il bricolage, ad esempio.

Sono specialista in carpenteria, manutenzione elettrodomestici, manovalanza, restauro e sono anche operaia generica. Sono specialista in idraulica. Lo devo alla mia caldaia maledetta, che decide di andare in corto sempre un attimo dopo essermi addentrata nella doccia, costringendomi ad uscire fuori immediatamente, a raggiungere in accappatoio la terrazza, a prendere la scala, la pinza, il coltello arrugginito, l’ombrello, il cacciavite a stella e gli occhiali e che mi obbliga ad armeggiare questi strumenti per mezz’ora sotto la pioggia al fine di resettarla e farla ripartire.

E poi, a casa costruisco, realizzo e congegno tutto io e se non ci dovesse essere niente da assemblare, scompongo qualcosa per il gusto di poterla realizzare nuovamente. L’unico assoluto fallimento che io ricordi è stato il tentativo di installazione del lettino da campeggio.

Ma, a proposito, ‘sto lettino da campeggio chi l’ha inventato? Non so se su internet ci siano notizie al riguardo, ma io ho ricostruito un identikit del disgraziato.

  1. E’ un uomo. Una donna non avrebbe mai inventato un attrezzo talmente insensato per i motivi di cui ai punti successivi. E dire che degli uomini dobbiamo pure sopportare le manie di superiorità. Mah!
    2. E’ calvo, in considerazione della posizione che assume la testa durante il montaggio. Se avesse avuto i capelli non avrebbe visto nulla di ciò che stava costruendo.
  2. Per lo stesso motivo, ritengo si tratti di individuo che sconosce il significato del termine traspirazione.
  3. Ha una moglie svedese o finlandese o comunque è un tipo affetto da gigantismo. Nessuno sotto i due metri può comodamente apparecchiare un lettino da campeggio.

Il lettino, infatti, se correttamente montato consta di bordi alti circa 120 cm da terra e non ha in dotazione materassi, per cui rimboccare le lenzuola in un lettino da campeggio comporta un furtivo avvicinamento al lato del letto, lo spingersi sulle punte affinché il bordo arrivi alla vita, la chiusura su se stessi a libro nella speranza che le braccia arrivino sino al materasso ed il tentativo di inserimento del lenzuolo tendendosi in equilibrio sulle punte dei piedi e resistendo ai crampi.

  1. Ha 4 braccia e 4 mani che gli consentono di far contemporaneamente scattare tutti i bordi del lettino. Noi poveri sfigati con due braccia soltanto, appena facciamo scattare due bordi e li lasciamo andare convinti che si siano bloccati nell’intento di raddrizzare gli altri due, restiamo un minuto sotto shock nell’osservare che in realtà non sono affatto bloccati e quindi non possiamo procedere nel consolidamento degli altri due.

La regina del bricolage, però, non poteva arrendersi subito.

In un primo momento ho tentato di utilizzare anche le gambe e le ginocchia per mantenere bloccati questi maledetti bordi opposti del lettino.

Ho preso il lettino, l’ho accostato al muro in modo che uno dei lati più lunghi dello stesso fosse attaccato alla parete, poi ho capito che quest’ultima mossa in realtà era del tutto inutile, quindi ho sollevato contemporaneamente i bordi più lunghi, ed ho sentito un dannatissimo click.

Tuttavia, come dicevo sopra, a quanto pare il click non sta a significare che i bordi siano bloccati per cui, ho inserito un piede sotto il bordo del lato che toccava la parete tentando di arginare in tal modo l’altrimenti inesorabile accasciamento della struttura e chiusura del letto ad ombrello e con il ginocchio dell’altra gamba ho mantenuto eretto l’altro lato.

A questo punto avendo immobilizzato la parte inferiore del corpo non mi è rimasta altra possibilità che tentare di aprire gli altri due lati con le braccia nel frattempo rimaste libere.

Tuttavia, queste non si sono mostrate lunghe a sufficienza per arrivare a toccare e, conseguentemente, aprire gli altri due bordi.

Così ho pensato a due alternative.

Rimanere tutta la notte in quella posizione mentre Elisabetta dormiva all’interno del lettino o lasciare quella triste struttura  decomposta a terra con i lati riversi su loro stessi.

Quello è stato il momento in cui mia figlia ha preso il vizio di dormire nel mio letto.

 Vittoria Gangemi

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