fondamentalmente messina

Un occhio all’orizzonte e uno al ragù, mamma-meteo sa quando far uscire il pupo o inchiodare assi alle finestre

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fondamentalmente messinaNon fai in tempo a metter via le tappine che arriva la stagione dei monsoni. Questa è Messina: caldo insopportabile e cicloni, a distanza di poche ore. Ma siamo gente che si abitua facilmente, come ci siamo abituati, ahinoi, a terminologie allarmistiche, rischi idrici, idrogeologici, sismici e compagnia bella. C’è però una categoria di esperti che troppo spesso viene ignorata dalle autorità competenti, in merito a questioni meteorologiche, allerte e allarmi. Ingiustamente, perché detengono più di chiunque altro il sapere su questioni del genere. Sono le madri di figli in età scolare, vere personalità in campo meteorologico, purtroppo non ancora ufficialmente riconosciute e, pertanto, non invitate a sedere al tavolo delle decisioni in materia di scuole chiuse e norme comportamentali. L’ esperienza se la sono fatta sul campo, ma non mancano di un’ottima base teorica, costruita grazie all’esimio dott. Mussillo, loro guru e guida spirituale. Dalle pagine di facebook lo seguono, senza sosta, durante le difficili notti insonni di controlli dal satellite e immagini radar che non possono essere lasciate neanche per una pennichella o uno spuntino. Lo sostengono, con parole d’amore e ammirazione. Lo emulano, adottandone termini e gestualità. Ne diffondono il verbo, attraverso le reti capillari di messaggi e telefonate che solo le madri sanno tessere per riuscire a contattarsi tutte, in casi gravi come un’allerta meteo o una raccolta fondi per il regalo alle insegnanti. Ma c’è di più. Parliamo di donne che sanno, senza nessuna esitazione, quando consegnare con piglio solenne la maglia interna ai propri figli, senza mai voltarsi, né tornare indietro. Sanno quando un cotone felpato può sostituire un semplice cotone, quando un piumone va messo nel letto, quando il calzettone lungo deve sostituire quello corto. Se le vedete ritirare il bucato col sole a picco, state tranquilli che di lì a poco pioverà. Se i loro figli si presentano a scuola con la maglia a maniche corte sotto la felpa, dopo poche ore il termometro salirà. Sono signore del clima, che comprendono, senza l’ausilio dei cinque sensi e anche a notevoli distanze, quando la propria prole è in pericolo sudorazione che, se-si-asciuga-addosso è peggio di un colpo d’aria. Non è tutto. Questo esercito di termometri viventi conosce meglio di chiunque altro le conseguenze sociali, logistiche e psicologiche della chiusura delle scuole per un’allerta meteo. Anche perché tocca a loro restare a casa recluse con i bambini esaltati dalle sciagure meteorologiche, rinunciando chi al lavoro, chi alla spesa, chi al gossip. Donne votate al sacrificio, quindi. Grandi escluse dal tavolo delle trattative, sanno comunque, grazie ai loro canali, costituire un’alternativa valida alle canoniche vie istituzionali. Le loro telefonate arrivano prima di quelle del sindaco, e sono decisamente più piacevoli della registrazione di una donna con chiare difficoltà logopediche. Conoscono il contenuto dei bollettini della protezione civile e i rumors all’interno della casa comunale perché hanno talpe ovunque. Sono allineate e coperte e spesso consentono a qualche esemplare maschile di entrare a far parte del gruppo, se questo è in grado di portare un arricchimento di conoscenze (un cognato alla protezione civile, un cugino alla regione). Difficilmente queste donne falliscono nelle loro previsioni, per questo, spesso si fanno beffa di ordinanze e bollettini esageratamente allarmistici. Non stupiamoci dunque, se vedremo queste signore sfidare le norme comportamentali e passeggiare durante un allarme rosso con i pargoli, tanto-non-succede-niente. Viceversa, se fiutano il pericolo, le vedremo inchiodare assi di legno alle finestre, distribuire sacchetti di sabbia e costruire rifugi antiatomici. Solo uno, il limite di queste soldatesse dell’ordine meteorologico: i nervi saldi che mostrano nel decifrare i segnali del tempo, si infrangono e cedono col secondo giorno consecutivo di scuole chiuse. Meglio gestire un ciclone che dei bambini annoiati che ciondolano per casa.

Giusy Pitrone

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