Precari comunali, torna la rabbia. Sindacati: “Stabilizzazione a 18 ore”

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E’ ancora incerto il futuro dei precari comunali che ieri mattina sono tornati a manifestare la propria rabbia, opponendosi con forza alla stabilizzazione a 11 ore settimanali, tra le ipotesi messe sul tavolo dall’amministrazione. I lavoratori hanno partecipato alla manifestazione indetta da Fp Cgil, Uil Fpl, Silpol e Di. Ccap, attendendo per ore davanti alla porta del primo cittadino per poi essere ricevuti dal vice sindaco Gaetano Cacciola, dall’assessore al Bilancio Luca Eller e dal segretario generale Antonio Le Donne.

Lo stesso Cacciola ha però rassicurato i dipendenti sottolineando che la Giunta  ha alzato il freno a mano rispetto davanti alle 11 ore, vista la ferma opposizione dei lavoratori. Sarebbe dovuta seguire la ricontrattualizzazione dei  precari da 16 a 21 ore – ha continuato Cacciola- considerato che questo percorso per varie vicissitudini , dopo un anno non  si è concretizzato,  l’amministrazione ritiene altissimo lo scotto che dovrebbero pagare i precari in termini di riduzione oraria”.

Durante la riunione, i precari  hanno rappresentato le difficoltà che si incontrerebbero nella gestione dei servizi qualora dovesse essere ridotto il monte ore.  Molti lavoratori, infatti, consentono il funzionamento di molti settori di Palazzo Zanca. Vi è poi la questione economica: la riduzione dello stipendio a poco più di 330 euro mensili porterebbe alla disperazione centinaia di famiglie.

I sindacati  hanno chiesto di pubblicare i bandi di concorso prevedendo la stabilizzazione di quelle unità di personale sufficiente a utilizzare la capacità assunzionale del 2013  e nel contempo  portare  i lavoratori stabilizzati da 16 a 18 ore settimanali. “Ciò – spiegano le sigle – consentirebbe fino al 2018 con un programma triennale,  la stabilizzazione di tutti i lavoratori. Nel contempo il Comune di Messina potrebbe usufruire dei contributi  regionali fino al 2018 e di ogni miglioramento che potrebbe avvenire con l’approvazione delle leggi di stabilità nazionali e regionali”.

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