Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. “Simme ‘e Messina, paisà”

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Tre operazioni in due giorni – per un totale di 44 indagati (molti in carcere, altri ai domiciliari), e si torna a parlare di Messina. Non bastassero Gettonopoli,  il ‘non bilancio’ di una ‘stitica’ amministrazione comunale, cassonetti colmi di rifiuti che a breve faranno Comune a sè, ricerca d’acqua come fosse oro, disoccupazione, precariato, a Messina non ci facciamo mancare nulla, compresa la corruzione di ogni ordine e grado.

Tra giudici, poliziotti, carabinieri, consiglieri comunali, medici, imprenditori indagati, tra qualche anno, chi non ha ricevuto almeno un avviso di garanzia si sentirà un emarginato, uno che non conta niente nella vita, un “non-messinese”.

L’operazione Matassa, scattata ieri con 35 arresti, dal questore Giuseppe Cucchiara definita la più importante ed articolata dal suo arrivo a Messina, per quanto eccellente dal punto di vista investigativo, purtroppo non stupisce la città.

E quell’avverbio, ‘purtroppo’, va detto e sottolineato.

Purtroppo il messinese non salta dalla sedia nello scoprire che sul proprio territorio c’è la mafia; purtroppo non grida più neanche allo scandalo per il fatto che questa mafia sia commista alla politica; purtroppo continua a dormire la notte nel sapere che i voti elettorali sono comprati.

Insomma, ‘purtroppo’, Messina è assuefatta al malaffare come un tossicodipendente, ed ogni arresto eccellente è un po’ come la dose quotidiana di cui ha bisogno.

Messina se lo inocula nelle vene, lo sniffa con voluttà l’indagato di turno; se poi ‘quello’ finisce pure in carcere, è eroina, cocaina delle migliori: se ne inebria, si tira su per 4/5 giorni, sino a nuova dose da iniettarsi, da inalare.

Non stupisce, anzi arriva quasi a piacere, che l’operazione Matassa abbia svelato che un consigliere comunale in carica (e grazie) e un medico minacciassero di licenziamento il dipendente che lavorava nella struttura gestita dal secondo, se non avesse votato, lui e famiglia compresa, chi di dovere.

Che si andasse avanti a colpi di assunzioni ‘usa e getta’ nella città dove il lavoro è come il ponte sullo Stretto, “se ne parla ma non arriva mai”, poi, era cosa risaputa. Meno che mai meraviglia sapere che dietro la costanza di voto ad un politico che nulla di significativo ha fatto, negli anni, per la città, possa esserci l’accordo segreto con la malavita.

Cosa aggiungere per rendere più chiaro il concetto? Che a Messina le elezioni rappresentato la ‘primavera cittadina”, il tempo della rinascita, la fioritura di uomini e donne che al mattino escono da casa come i sette nani per ‘andare a lavorar’, dovrebbe bastare. Poi, a voto concluso, a somme tirate, “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Simme ‘e Messina, paisà”.

Patrizia Vita

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