La GdF sequestra beni per 135 mln a imprenditore messinese

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Beni mobili ed immobili, partecipazioni e numerose società, per un valore complessivo di stima di circa 135 milioni di euro, sono stati sequestrati dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma a Pietro Mollica, imprenditore di Gioiosa Marea, attivo nel settore degli appalti delle opere pubbliche su scala nazionale, sotto inchiesta per  reati fallimentari e trasferimento fraudolento di valori.

Il provvedimento, disposto dal Tribunale di Roma- Sezione Misure di Prevenzione, eseguito dagli specialisti del G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata) del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, giunge al termine di complesse indagini di polizia economico-finanziaria, avviate già lo scorso anno, circa l’esistenza di una struttura delinquenziale, gerarchicamente organizzata, capeggiata da  Mollica, il quale, utilizzando il paravento di numerose società formalmente amministrate da “prestanome”, è riuscito, nel corso degli ultimi 20 anni, ad assicurarsi un elevato numero di commesse pubbliche su tutto il territorio italiano.

Il sequestro riguarda il patrimonio aziendale e relativi beni di 10 società, con sedi a Roma e Venezia, quote societarie di 3 società, con sedi legali ad Anzio, Mesagne e nel Regno Unito,  40 unità immobiliari (11 fabbricati e 29 terreni), site a Roma, in provincia di Messina e Varese; 11 veicoli; rapporti bancari/postali/assicurativi/azioni, per un valore complessivo stimato sottoposti a sequestro di circa 135 milioni di euro.

L’operazione ha permesso di ricostruire  le vicende che hanno portato al crack del consorzio romano Aedars Scarl,  fallito lo scorso mese, e che si era aggiudicato una serie di importanti appalti pubblici nazionali.
Dalle indagini della Guardia di Finanza sono emersi stretti rapporti, sia personali che di affari, intercorsi, nel tempo, tra Mollica e personaggi ritenuti collegati alla mafia, come Francesco Scirocco, di Gioiosa Marea, pare collegato al clan dei barcellonesi e tra i soci fondatori dell’Aedars, e Vincenzo D’Oriano presunto affiliato al clan camorristico dei Cesarano, amministratore di fatto di una delle consorziate dell’ente.

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